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Cupola sul tetto di un edificio moresco con decorazioni arabe

Siviglia

Real Alcázar

Il Real Alcázar de Sevilla è il palazzo reale di Siviglia. Il nome ' Alcazar ' significa castello in spagnolo e deriva dalla parola araba al-qasr (fortezza o palazzo). Questa antica fortezza araba fu trasformata in palazzo residenziale nel quale vissero Isabella la Cattolica e successivamente il nipote Carlo V. Stranamente, questo capolavoro non fu costruito dagli arabi, ma dai conquistatori cristiani
che copiarono lo stile dei loro predecessori servendosi di artisti musulmani. Dunque, lo stile è mudéjar; uno stile architettonico con molte influenze dalla cultura moresca e cristiana. Successivamente furono aggiunti elementi rinascimentali, manieristi e barocchi. È probabilmente il palazzo più antico d'Europa ancora in uso e Patrimonio dell'Umanità dell'UNESCO.
Fu Pietro l di Castiglia ("il Crudele") a far costruire l'Alcazar, in quello che viene deinfinita degli azulejos, i cui motivi sono uno diverso dall'altro. La sala del trono è la più decorata, con i suoi archi tripli a ferro di cavallo a ciascun lato, i suoi balconi sorretti da draghi in legno e le numerose salette che la circondano.
L’entrata principale al Real Alcàzar di Siviglia, un muro molto alto con il simbolo del leone in stile gotico sulla parete del complesso.

La Puerta del Leòn, l'entrata all'Alcàzar.

E' l’entrata principale al Real Alcàzar di Siviglia, il simbolo del leone in stile gotico è situato sulla parete esterna del complesso, ed è la principale via di accesso al sito. La porta è sovrastata da un pannello rosso in ceramica andalusa di Triana, realizzata dalla fabbrica Mensaque nel 1894, sulla base di un progetto dello storico José Gestoso. La raffigurazione araldica del leone appare con in mano un crocifisso con il suo artiglio destro e con una bandiera sotto il suo artiglio sinistro. Storicamente questa porta era stata conosciuta come la Montería. Secondo Ortiz de Zúñiga (17 ° secolo), fu chiamato in quel modo perché era dove il re con i suoi cacciatori andava a caccia. Questa ipotesi è fondata, poiché il padre di Pedro I, Alfonso XI, era così appassionato di caccia che scrisse un libro sulla caccia. Secondo José Gestoso, il nome era dovuto al fatto che era decorato con rilievi di caccia. Sul lato sinistro dell’arco sono visibili i rilievi di due medaglioni poligonali molto consumati. In uno di essi puoi vedere qualcosa di simile a un animale quadrupede.
Un ampio cortile con la facciata ricca di archi semicircolari.
Real Alcázar de Sevilla.

Patio de la Monteria un miscuglio di stili

"Patio de la Montería" significa Cortile della Caccia, e la sua funzione originaria era quella di essere un luogo di passaggio e di accoglienza per coloro che entravano nell'Alcázar. La sua posizione, vicino all'entrata principale del palazzo, lo rendeva un'area di transito per i visitatori importanti, tra cui ambasciatori e dignitari. Il cortile era anche utilizzato per eventi cerimoniali legati alla caccia e ad altre attività nobiliari, da cui deriva il suo nome.
Il Patio de la Montería è uno dei cortili principali dell'Alcázar e ha una storia che risale al periodo moresco. Il palazzo fu inizialmente costruito nel 10° secolo come residenza per i governatori musulmani di Siviglia durante il periodo Almohade. Successivamente, con l'occupazione cristiana della città, a partire dal 1248 con la conquista da parte del Re Ferdinando III, l'Alcázar fu trasformato in una residenza reale.
Il Patio de la Montería venne creato durante il periodo medievale, ed è uno degli spazi più rappresentativi di questa fase storica. La sua funzione originaria era quella di cortile di accesso alla sala del trono e ad altri ambienti privati del palazzo, ma anche come spazio di rappresentanza e accoglienza.
Nel corso dei secoli, il cortile è stato ristrutturato e modificato più volte, con l'aggiunta di elementi architettonici appartenenti a stili diversi, a testimonianza dell'evoluzione dell'Alcázar nel tempo.

Caratteristiche Architettoniche del Patio de la Montería

Il Patio de la Montería in particolare, rappresenta uno degli esempi più significativi della miscela di stili architettonici che caratterizzano l'Alcázar, tra cui l'architettura moresca, gotica e rinascimentale. La presenza di archi a ferro di cavallo, decorazioni geometriche e piastrelle di ceramica (azulejos) sono tipiche della tradizione islamica.
Facciata in stile arabo dell'ingresso all'Alcazar.
Patio de la Monteria, la porta del palazzo Pedro I. Il cortile è anche noto per il suo portico gotico, che risale all'epoca cristiana. La parte superiore del portico presenta archi ogivali tipici del gotico, mentre la parte inferiore è caratterizzata da colonne e capitelli corinzi, una fusione tra il gotico e il classico.
Un lungo cortile con al centro una stretta piscina rettangolare.
Alcazar, patio visto dall'interno di un'arcata

Il Patio de las Doncellas, il cortile degl'incontri.

Proseguendo la visita ai palazzi incontriamo altri due famosi cortili, il primo è il Patio de las Doncellas (cortile delle fanciulle), questo è il patio più importante dei palazzi, il suo cuore, il suo polmone, la sua anima, tutto in una volta. Il suo nome deriva dalla tradizione che le doncellas, cioè le giovani donne di corte, vi fossero ospitate, anche se questa origine non è del tutto confermata.
Era qui che avevano luogo le grandi accoglienze e soprattutto gli incontri fra principi e califfi, fra sultani e re. Talvolta, venivano offerte come dono delle fanciulle. Si tratta di un cortile rettangolare di 21×15 metri circondato da quattro gallerie; due di sette e due di cinque archi. Al centro c’è una piscina profonda un metro.
Possiede gli azulejos più belli del palazzo e pannelli in stucco finemente lavorati nella più pura tradizione moresca. In certi patio i fregi sono, in realtà, versetti del Corano che s'integrano magnificamente con l'arte decorativa. Sopra le porte, gli stemmi di Castiglia e di Leòn. Intorno al piano terra c’erano alcune stanze accessibili agli ospiti, mentre al piano superiore c’erano solo stanze private. Il piano superiore di questo cortile fu rinnovato tra il 1540 e il 1572. Gli archi semicircolari sostenuti da colonne di marmo con capitelli ionici realizzati a Genova da Antonio María Aprile da Carona e Bernardino da Bissone risalgono a questo periodo. Le colonne al piano terra furono sostituite tra il 1560 e il 1569 da altre scolpite nella stessa città italiana da Francisco e Juan Lugano e Francisco da Carona. Da questo cortile si può accedere ad altre importanti sale come la Sala degli Ambasciatori.
Dettagli interni delle arcate elaborate nel Patio de las Doncellas.
Arcate sotto il portico del Patio de las Doncellas.

I particolari delle arcate

Le arcate a ferro di cavallo del Patio de las Doncellas sono tra le più belle e rappresentative della tradizione moresca. Gli archi sono ampi e slanciati, con una curvatura che conferisce eleganza e fluidità all'intero spazio. Le arcate sono ornate con decorazioni geometriche e calligrafie islamiche, ma anche con motivi floreali e stelle che richiamano l'arte decorativa che unisce elementi naturali e simbolici. Le colonne che sostengono le arcate sono anch'esse magnificamente decorate, con capitelli che alternano motivi classici e arabi. Le arcate e le decorazioni del Patio de las Doncellas non sono solo elementi estetici, ma anche simbolici. L'arte islamica è spesso intrisa di simbolismo, e le forme geometriche e i motivi astratti sono utilizzati per rappresentare l'infinito e la presenza divina. Le arcate stesse, con la loro eleganza e simmetria, possono essere viste come una rappresentazione della connessione tra il mondo terreno e quello celeste.
Archi elaborati, finestroni e capitelli gotici al Patio de las doncellas.

Tra arcate e capitelli

Mentre le arcate sono chiaramente di ispirazione islamica, l'influenza gotica è visibile nei capitelli delle colonne e nella struttura generale del cortile. Questi dettagli riflettono la transizione culturale che ha avuto luogo a Siviglia dopo la conquista cristiana della città nel 1248, quando il palazzo venne adattato e modificato per soddisfare le esigenze della corte cristiana, pur mantenendo gli elementi tradizionali moreschi.
Sala degli Ambasciatori.dell'Alcazar, entrando nella sala vi sono archi decorati con intagli dorati e motivi geometrici.
Alcazar: Sala degli Ambasciatori. Entrando nella sala vi sono archi decorati con intagli dorati e motivi geometrici. Le sue pareti sono piastrellate di blu e verde in una varietà di motivi così intricati e splendidi, che ti sembra quasi di perderti.

Salone degli Ambasciatori

Siamo nel cuore politico del palazzo e in uno dei gioielli dell'Alcazar. Arabeschi in stucchi policromi, architravi finemente cesellati, straordinaria cupola a forma di mezza arancia decorata di stalattiti, porta in legno scolpito. In un'epoca in cui Edison non aveva ancora rischiarato il mondo con le sue lampadine, gli architetti utilizzavano ingegnosi artifici per sfruttare la fonti luminose. Noterete, perciò, nelle nicchie del soffitto, minuscoli specchi in acciaio. La luce che entra dagli archi viene dapprima riflessa dal marmo chiaro della pavimentazione, poi colpisce gli specchi che, a loro volta, illuminano la stanza. Se non si sta attenti, tuttequeste bellezze potrebbero relegare quasi in secondo piano la ricchezza infinita degli azulejos, i cui motivi sono uno diverso dall'altro. La sala del trono è la più decorata, con i suoi archi tripli a ferro di cavallo a ciascun lato, i suoi balconi sorretti da draghi in legno e le numerose salette che la circondano.
Cupola fatta di legno interlacciato, scolpito e dorato in oro, in stile moresco.
La Sala degli Ambasciatori è sormontato da una stupenda cupola fatta di legno interlacciato, scolpito e dorato in oro, in stile moresco.
Soffitto di vetro e archi moreschi nel Cortile delle Bambole.
Soffitto di vetro neo-rinascimentale e archi moreschi del cortile delle bambole o patio de las Munecas nella Alcázar di Siviglia.

Cortile delle Bambole (palacio de las Muñecas)

Attribuito a Pietro il Crudele e riservato alla vita familiare. Il nome delle bambole è antico, e recentemente si ritiene derivi dai piccoli volti che s'intravedono (bisogna cercarli bene) all'intersezione degli archi e che assomigliano (vagamente) a quelli delle bambole. Stucchi estremamente raffinati, piccolo patio circondato da gallerie sovrapposte. Alcuni intonaci in gesso sono stati copiati da quelli dell' Alhambra di Granada.
Un lago artificiale con fontana centrale sormontata da una statua.
I giardini sono separati da terrazze e si combinano stili di giardino italiano, arabo e francese. Appena si entra nel giardino reale si osserva il Giardino dell'Estanque (giardino dello stagno), al centro una fontana con la statua di Mercurio.

L'importanza dei giardini dell'Alcazar

Al di fuori del palazzo ci sono i giardini, il cui aspetto è diverso dall'Alhambra di Granada. Qui sono giardini luminosi e spaziosi con  motivi geometrici chiusi ma che comunicano tra loro attraverso cancelli e recinzioni, esortandoci ad attraversarli. I vecchi frutteti sono stati trasformati in splendidi giardini, arricchiti nel tempo con piante esotiche provenienti da tutti gli angoli del mondo, attualmente più di 170 specie nei suoi 60.000 m2 di superficie che gratificano i sensi, sempre accompagnati dall'acqua, simbolo di purezza che dona esuberanza e splendore alla vegetazione. L'acqua accompagna sempre con il suo suono la nostra passeggiata, scorrendo tra fossi e canali, apparendo quieta nelle numerose pozze o tremolando in delicati spruzzi, appare più sonora nelle fontane e grotte rinascimentali.
Laghetto con alcentro la statua di Mercurio.
Al centro di questo stagno c'è una statua in bronzo del 1576 del dio greco Mercurio, progettata da Diego de Pesquera e fusa da Bartolomé Morel. È probabile che lo stagno di Mercurio sia stato costruito nel periodo arabo come elemento di stoccaggio e regolazione per l'approvvigionamento idrico dell'intera cittadella.

Lo stagno di Mercurio

Dietro lo stagno di Mercurio c'è un muro lungo 160 metri chiamato Grotta Gallery (Galeria de los Grutescos) , una struttura muraria che ha una galleria che permette una splendida vista sui giardini. Originariamente questa costruzione era composta solo del muro in stile almohade del XII secolo, fungeva da difesa militare e contro l'inondazione del fiume Tagarete. Nel 1612, Vermondo Resta rivide il muro trasformando la vecchia parete almohade imitando l'aspetto delle rocce come le troverete in una grotta, incrostata di conchiglie, corrosa dall'acqua di mare: uno stile chiamato "grutesco", ma impreziosito da affreschi  rinascimentali di Diego de Esquivel che rappresentano scene mitologiche.  
Lo stagno di Nettuno con sullo sfondo l'ingresso ai giardini.

Il ruolo dell'acqua

L'acqua svolge un ruolo importante nel concetto di giardini. I suoi suoni gorgoglianti nelle fontane e negli stagni, nei canali di irrigazione e nelle cascate ti invitano a rallentare il ritmo e goderti il momento. Fiori grandi e piccoli sono ovunque, la loro fragranza riempie l'aria.
Un grande giardino con siepi ben curate e tante palme.
Il Giardino delle Dame, visto dalla Galleria del Grottesco.

Il Giardino delle Dame

Fu realizzato nel 1526, in occasione del matrimonio di Carlo I e Isabella del Portogallo. Fu ampliato nel XVII secolo in direzione del vecchio frutteto dell'Alcoba, confinando con la galleria Grutesco del Vermondo Resta. Attualmente è strutturato in otto quadranti delimitati da siepi di mirto e cofano. Al centro si trova la fontana in marmo del XVIII secolo con la statua in bronzo di Nettuno.
Un giardino con alte siepi a forma di elefanti incolonnati.
L'Arte topiaria consiste nel potare alberi e arbusti al fine di dare loro una forma particolare. In questo caso sono tanti elefanti messi in fila.
Una grande siepe verde con un'anatra che passeggia.
Il Giardino della Croce.
Una serie di siepi rotonde e quadrate all'Alcazar di Siviglia.
Un grande padiglione con ampie arcate al centro di un giardino con tanti alberi.
Il Giardino dei Commensali, nel frattempo, ospita il Padiglione di Carlo V, dove l'imperatore spagnolo cenava in estate.

Il padiglione Carlos V

Fu costruito tra il 1543 e il 1546 da Juan Fernández. È in stile mudéjar. Ha un piano quadrato. All'interno c'è una volta emisferica. Tutte le sue pareti, sia interne che esterne, così come le sue panchine, sono ricoperte da piastrelle del XVI secolo realizzate da Juan Polido e suo padre Diego Polido. L'esterno è circondato da quattro gallerie porticato con archi semicircolari sostenuti su colonne di marmo.
Muretto rivestite di colorate piastrelle del XVI secolo.
Padiglione Carlos V, panchine rivestite di piastrelle del XVI secolo.
Splendido padiglione con piastrelle colorate sulle pareti e sul pavimento.
L'interno del piccolo Padiglione di Carlo V. Prendetevi del tempo per osservare le decorazioni in ceramica: ci sono piastrelle colorate ovunque (anche sul pavimento).
Un piccolo laghetto con tante foglie che vi galleggiano con una stanza quadrata con un arco semicircolare e una fontanella.
Il Padiglione del Leone.

Padiglione del Leone

Diego Martín de Orejuela ha costruito due padiglioni nel 17 ° secolo. Questi erano il padiglione Ochavado, ora scomparso, e il Padiglione del Leone, che è conservato. Il Padiglione del leone fu costruito tra il 1644 e il 1645. Vi è una stanza a pianta quadrata alla quale si accede da un arco semicircolare. Sui tre fianchi rimanenti ci sono finestre inserite in nicchie. Questa stanza è coperta da una cupola piastrellata all’esterno. Di fronte c’è una fontana con un leone, di provenienza sconosciuta.



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